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È l'alba del 6 maggio 1527 quando i lanzichenecchi di Carlo V, vittoriosi sull'esercito schierato dalla Lega di Cognac, danno l'assalto alla Città Eterna. Papa Clemente VII, al secolo Giulio de' Medici, realizza immediatamente che ogni tentativo di resistenza è ormai vano e che in ballo, adesso, c'è la sua stessa vita: protetto da guardie svizzere disposte a farsi trucidare pur di metterlo in salvo, fugge attraverso il Passetto di Borgo e ripara tra le solide mura di Castel Sant'Angelo, da dove inizia a intavolare una trattativa con l'imperatore asburgico che si protrarrà per diverse settimane. Se per il pontefice sono certamente tempi duri, ancora peggio vanno le cose per le sue immagini: duecento chilometri più a nord, a Firenze, la cacciata della famiglia medicea e la proclamazione della Repubblica portano allo scoperto sentimenti di odio e rivalsa che, non potendo indirizzarsi contro le persone in carne e ossa, prendono di mira i loro rappresentanti iconici. Benedetto Varchi racconta che alcuni giovani, "entrati una mattina per tempissimo nella chiesa della Nunziata"...